Verena Poloni

Verena Poloni

Nel primo trimestre del 2024 si stima che il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% in termini tendenziali.

Il primo trimestre del 2024 ha avuto tre giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al primo trimestre del 2023.

La variazione congiunturale è la sintesi di un aumento del valore aggiunto in tutti i comparti: agricoltura, silvicoltura e pesca, industria e servizi. Dal lato della domanda, si rileva un contributo negativo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto positivo della componente estera netta.

La variazione acquisita per il 2024 è pari a +0,5%.

Testo integrale e nota metodologica

A febbraio 2024 si stima una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le importazioni (+5,1%) che per le esportazioni (+3,8%). L’aumento su base mensile dell’export è marcato per i mercati extra-Ue (+7,5%), modesto per l’area Ue (+0,3%).

Nel trimestre dicembre 2023-febbraio 2024, rispetto al precedente, l’export è stazionario, l’import si riduce del 4,8%.

A febbraio 2024, la crescita dell’export su base annua è pari all’1,7% in valore e all’1,1% in volume. L’aumento delle esportazioni in termini monetari è maggiore per i mercati extra-Ue (+2,8%) rispetto a quelli Ue (+0,6%). L’import registra una flessione tendenziale del 6,1% in valore – più ampia per l’area extra Ue (-10,3%) rispetto all’area Ue (-3,0%) – e una contenuta crescita in volume (+0,7%).

Su base annua, tra i settori che più contribuiscono all’aumento dell’export nazionale si segnalano: mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+34,7%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+7,1%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+11,4%), autoveicoli (+20,5%) e articoli sportivi, giochi, strumenti musicali, preziosi, strumenti medici e altri prodotti (n.c.a.) (+22,8%). Si riducono su base annua le esportazioni di articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici (-18,9%) e metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-9,7%).

Gli Stati Uniti (+23,7%) forniscono il contributo maggiore all’incremento tendenziale dell’export nazionale. La flessione delle esportazioni verso la Cina (-57,6%) si amplia e diminuiscono ancora le vendite verso la Germania (-5,4%)

Nei primi due mesi del 2024, la crescita tendenziale delle esportazioni (+0,8%) è dovuta in particolare alle maggiori vendite di prodotti alimentari, bevande e tabacco (+12,7%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+19,2%) e macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+6,6%).

La stima del saldo commerciale a febbraio 2024 è pari a +6.034 milioni di euro (era +2.095 milioni a febbraio 2023). Il deficit energetico (-3.748 milioni) si riduce rispetto a un anno prima (-5.784 milioni). L’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici sale da 7.880 milioni di febbraio 2023 a 9.782 milioni di febbraio 2024.

Nel mese di febbraio 2024, i prezzi all’importazione diminuiscono dello 0,2% su base mensile e del 5,5% su base annua (era -7,0% a gennaio).

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Nel mese di marzo 2024, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri una variazione congiunturale nulla e un aumento dell’1,2% su base annua, da +0,8% nel mese precedente; la stima preliminare era +1,3%.

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Pubblicato il rapporto statistico mensile della Banca d'Italia relativo ai principali indicatori economici italiani con dati aggiornati a marzo 2024.

A febbraio 2024 si stima, per le vendite al dettaglio, una crescita congiunturale dello 0,1% in valore e in volume. Sono in lieve aumento sia le vendite dei beni alimentari (+0,1% in valore e in volume) sia quelle dei beni non alimentari (+0,2% in valore e in volume).

Nel trimestre dicembre 2023 – febbraio 2024, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano in valore (+0,1%) e subiscono una flessione in volume (-0,3%). Le vendite dei beni alimentari sono stazionarie in valore e diminuiscono in volume (-0,7%) mentre le vendite dei beni non alimentari registrano un aumento in valore (+0,2%) e un lieve calo in volume (-0,1%).

Su base tendenziale, a febbraio 2024, le vendite al dettaglio aumentano del 2,4% in valore e registrano un aumento in volume dello 0,3%. Le vendite dei beni alimentari crescono del 3,9% in valore e dello 0,4% in volume; un andamento analogo si osserva per quelle dei beni non alimentari (rispettivamente +1,1% in valore e +0,5% in volume).

Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria, cura della persona (+7,7%), mentre registrano il calo più consistente Dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia (-1,8%).

Rispetto a febbraio 2023, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+4,0%), le imprese operanti su piccole superfici (+1,0%) e le vendite al di fuori dei negozi (+1,6%) mentre il commercio elettronico è in calo (-0,5%).

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Il Conto delle Amministrazioni Pubbliche (AP) e le stime relative alle famiglie e alle società presentati in questo comunicato stampa sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali. I dati relativi alle AP sono espressi in forma grezza, mentre quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.

Nel quarto trimestre 2023 l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari a -5,5% (-6,7% nello stesso trimestre del 2022).

Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -1,5% (-1,9% nel quarto trimestre del 2022).

Il saldo corrente delle AP è stato positivo, con un’incidenza sul Pil del 5,0% (+1,1% nel quarto trimestre del 2022).

La pressione fiscale è stata pari al 50,3%, in aumento di 1,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il reddito lordo disponibile e la spesa per consumi finali delle famiglie consumatrici sono diminuiti rispettivamente dello 0,1% e dell’1,0% rispetto al trimestre precedente.

La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è aumentata di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 7,0%.

Il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,5% rispetto al trimestre precedente, a fronte di un aumento dello 0,4% del deflatore implicito dei consumi delle famiglie.

La quota di profitto delle società non finanziarie è stimata al 44,4%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 20,2%, è diminuito di 0,5 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

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A febbraio 2024, rispetto al mese precedente, aumentano gli occupati e i disoccupati, mentre diminuiscono gli inattivi.

L’occupazione cresce (+0,2%, pari a +41mila unità) tra gli uomini, i maggiori di 24 anni e i dipendenti permanenti; cala invece tra le donne, i 15-24enni, i dipendenti a termine e gli autonomi. Il tasso di occupazione sale al 61,9% (+0,1 punti).

L’aumento del numero di persone in cerca di lavoro (+2,5%, pari a +46mila unità) interessa entrambi i generi e ogni classe d’età. Il tasso di disoccupazione totale sale al 7,5% (+0,2 punti), quello giovanile al 22,8% (+0,7 punti).

La diminuzione del numero di inattivi (-0,5%, pari a -65mila unità, tra i 15 e i 64 anni) si osserva sia per gli uomini sia per le donne e tutte le classi d’età, ad eccezione dei 15-24enni tra i quali l’inattività cresce. Il tasso di inattività scende al 33,0% (-0,2 punti).

Confrontando il trimestre dicembre 2023-febbraio 2024 con quello precedente (settembre-novembre 2023), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,3%, per un totale di 65mila occupati.

La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-3,3%, pari a -65mila unità) e all’aumento degli inattivi (+0,3%, pari a +41mila unità).

Il numero di occupati, a febbraio 2024, supera quello di febbraio 2023 dell’1,5% (+351mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età, a eccezione dei 15-24enni tra i quali l’occupazione è in calo. Il tasso di occupazione sale in un anno di 0,8 punti percentuali.

Rispetto a febbraio 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-3,2%, pari a -63mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-1,9%, pari a -239mila).

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Secondo le stime preliminari, nel mese di marzo 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,1% su base mensile e dell’1,3% su base annua (da +0,8% del mese precedente).

L’accelerazione del tasso d’inflazione si deve principalmente all’attenuazione su base tendenziale della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -17,2% a -10,3%) e regolamentati (da -18,4% a -13,8%) e, in misura minore, alla crescita di quelli dei Servizi relativi ai trasporti (da +3,8% a +4,4%); per contro, registrano un rallentamento i prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +4,4% a +2,6%) e dei Tabacchi (da +2,6% a +1,9%).

Nel mese di marzo l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +2,3% a +2,4%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera da +2,6% a +2,5%.

La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra una flessione meno marcata (da -0,9% a -0,1%) e quella dei servizi è in lieve accelerazione (da +2,9% a +3,0%), determinando una diminuzione del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+3,1 punti percentuali, dai +3,8 di febbraio).

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +3,4% a +3,0%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,8% di febbraio a +2,7%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti dovuta anche a fattori stagionali (+1,4%), dei Beni alimentari lavorati e dei Beni energetici regolamentati (+0,7% entrambi) e dei Beni non durevoli (+0,4%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-1,9%) e dei Beni alimentari non lavorati (-0,7%).

L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,6% per l’indice generale e a +1,3% per la componente di fondo.

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta di 1,2% su base mensile, per la fine dei saldi stagionali di cui il NIC non tiene conto, e dell’1,3% su base annua (da +0,8% di febbraio).

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Popolazione quasi stabile grazie alle immigrazioni dall’estero

Natalità in discesa, mortalità in forte calo: sei neonati e 11 decessi per 1.000 abitanti.

Più immigrati e meno emigrati dell’anno precedente: il saldo migratorio netto sale da +261mila nel 2022 a +274mila nel 2023.

Calo demografico più sensibile nei Comuni delle Aree interne del Mezzogiorno: variazione di circa il 5 per mille in meno sull’anno precedente; riduzione della popolazione in quattro comuni su cinque.

Popolazione residente straniera in crescita: 5 milioni e 308mila individui al 1° gennaio 2024, +166mila sull’anno precedente.

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Secondo le stime preliminari, nel quarto trimestre 2023 l’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, rimane invariato rispetto al trimestre precedente e aumenta dell’1,8% nei confronti dello stesso periodo del 2022 (era +1,7% nel terzo trimestre 2023).

La crescita tendenziale dell’IPAB si deve soprattutto ai prezzi delle abitazioni nuove che aumentano dell’8,9% (in accelerazione rispetto al +7,9% del trimestre precedente) e in misura più contenuta a quelli delle esistenti che registrano solo un lieve aumento (+0,3%).

Questi andamenti si manifestano in un contesto di rallentamento dei volumi di compravendita (-3,3% la flessione registrata nel quarto trimestre 2023 dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il settore residenziale, dopo il -10,5% del trimestre precedente).

Su base congiunturale la stabilità dell’IPAB è frutto di dinamiche opposte: da una parte i prezzi delle abitazioni nuove aumentano (+3,6%), mentre dall’altra quelli delle abitazioni esistenti diminuiscono (-0,8%)

In media, nel 2023, i prezzi delle abitazioni aumentano dell’1,3%. L’incremento più marcato si registra per le abitazioni nuove (+5,6%) mentre per le abitazioni esistenti la crescita media annua dei prezzi si attesta allo 0,4%.

Rispetto alla media del 2010, primo anno per il quale è disponibile la serie storica dell’IPAB, nel 2023 i prezzi delle abitazioni sono diminuiti dell’8,3% (+20,6% le abitazioni nuove e -16,8% le esistenti).

Il tasso di variazione acquisito, o trascinamento, dell’IPAB per il 2024 risulta pari a +1,7% (+9,8% per le abitazioni nuove e variazione nulla per le abitazioni esistenti).

Nel quarto trimestre 2023, i prezzi delle abitazioni manifestano un aumento su base tendenziale in tutte le ripartizioni geografiche. La crescita è maggiore nel Nord-Est e nel Sud e Isole (rispettivamente +2,4% e +2,3%) e più contenuta nel Nord-Ovest (+1,7%) e nel Centro (+1,0%).

Per tutte le città per le quali viene diffuso l’IPAB, si registrano tassi di crescita positivi dei prezzi delle abitazioni: a Milano i prezzi aumentano, su base annua, del 4,1% (era +4,4% nel trimestre precedente), segue Torino dove la crescita si attesta sul +2,0%, in decelerazione dal +3,7% del trimestre precedente; a Roma si registra un rialzo tendenziale più contenuto (+1,3%), risultato di un contributo positivo del settore delle abitazioni esistenti (+1,5%) cui si affianca una riduzione dello 0,5% dei prezzi delle abitazioni nuove.

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