Verena Poloni

Verena Poloni

Nel 2022-2023 si stima che il 13,5% delle donne di 15-70 anni, che lavorano o hanno lavorato, abbia subito molestie sul lavoro a sfondo sessuale nel corso dell’intera vita (soprattutto le più giovani di 15-24 anni, 21,2%) e il 2,4% degli uomini di 15-70 anni. In particolare si tratta di sguardi offensivi, offese, proposte indecenti, fino ad atti più gravi come la molestia fisica.

Limitatamente agli ultimi tre anni precedenti la rilevazione del 2022-2023, le quote si fermano al 4,2% per le donne e l’1% per gli uomini.

Le molestie vengono subite anche al di fuori del mondo del lavoro: nello stesso periodo di riferimento, ne sono state vittime il 6,4% delle donne dai 14 ai 70 anni e il 2,7% gli uomini della stessa età. Poco più della metà di queste molestie avviene tramite l’uso della tecnologia (messaggi email, chat o social media).

Testo integrale e nota metodologica

A maggio 2024, rispetto al mese precedente, diminuiscono gli occupati, rimangono stabili i disoccupati e aumentano gli inattivi.

L’occupazione cala (-0,1%, pari a -17mila unità) per gli uomini, i dipendenti a termine, gli autonomi, i 15-24enni e gli ultracinquantenni; cresce invece tra le donne, i dipendenti permanenti e nelle classi d’età centrali. Il tasso di occupazione scende al 62,2% (-0,1 punti).

Il numero di persone in cerca di lavoro è stabile per effetto della crescita tra gli uomini e i 25-34enni e della diminuzione tra le donne e le restanti classi d’età. Il tasso di disoccupazione è stabile al 6,8%, quello giovanile sale al 20,5% (+0,1 punti).

Il numero di inattivi cresce (+0,3%, pari a +34mila unità) tra gli uomini, le donne, i 15-24enni e i maggiori di 50 anni, diminuisce tra i 25-34enni ed è stabile tra i 35-49enni. Il tasso di inattività sale al 33,1% (+0,1 punti).

Confrontando il trimestre marzo-maggio 2024 con quello precedente (dicembre 2023-febbraio 2024), si registra un aumento del livello di occupazione pari allo 0,6%, per un totale di 148mila occupati.

La crescita dell’occupazione, osservata nel confronto trimestrale, si associa alla diminuzione delle persone in cerca di lavoro (-4,4%, pari a -81mila unità) e all’aumento degli inattivi (+0,1%, pari a +18mila unità).

Il numero di occupati a maggio 2024 supera quello di maggio 2023 del 2,0% (+462mila unità). L’aumento coinvolge uomini, donne e tutte le classi d’età. Il tasso di occupazione in un anno sale di 0,9 punti percentuali.

Rispetto a maggio 2023, calano sia il numero di persone in cerca di lavoro (-11,3%, pari a -224mila unità) sia quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,8%, pari a -102mila).

Testo integrale e nota metodologica

l Conto delle Amministrazioni pubbliche (AP) e le stime relative alle famiglie e alle società presentati in questo comunicato stampa sono parte dei Conti trimestrali dei settori istituzionali. I dati relativi alle AP sono commentati in forma grezza, mentre quelli relativi alle famiglie e alle società in forma destagionalizzata.

Nel primo trimestre 2024 l’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari al -8,8% (-11,6% nello stesso trimestre del 2023).

Il saldo primario delle AP (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul Pil del -5,3% (-8,5% nel primo trimestre del 2023).

Il saldo corrente delle AP è stato anch’esso negativo, con un’incidenza sul Pil del -4,1% (-5,2% nel primo trimestre del 2023).

La pressione fiscale è stata pari al 37,1%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

In termini nominali, il reddito disponibile delle famiglie è aumentato del 3,5% rispetto al trimestre precedente, mentre la spesa per consumi finali è cresciuta dello 0,5%.

La propensione al risparmio delle famiglie è aumentata di 2,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 9,5%.

Il potere d’acquisto delle famiglie è cresciuto rispetto al trimestre precedente del 3,3%, lievemente frenato dall’aumento dei prezzi al consumo (+0,2% la variazione congiunturale del deflatore implicito dei consumi delle famiglie).

La quota di profitto delle società non finanziarie, stimata al 42,7%, è diminuita di 1,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

Il tasso di investimento delle società non finanziarie è aumentato di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente, attestandosi al 20,5%

Testo integrale e nota metodologica

Secondo le stime preliminari, nel mese di giugno 2024 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta dello 0,1% su base mensile e dello 0,8% su base annua, come nel mese precedente.

La stabilità dell’inflazione sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: in rallentamento risultano principalmente i prezzi dei Beni alimentari non lavorati (da +2,2% a +0,4%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,3% a +4,0%) e dei Beni durevoli (la cui flessione si amplia da -0,7% a -1,1%); per contro, si attenua ancora la flessione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -13,5% a -10,3%) e accelerano quelli dei regolamentati (da +0,7% a +3,6%) e dei Beni alimentari lavorati (da +1,8% a +2,2%).

Nel mese di giugno l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile al +2,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera lievemente (da +2,0% a +1,9%).

La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni, pur restando negativa, registra una leggera risalita (da -0,9% a -0,6%) mentre quella dei servizi è in lieve decelerazione (da +2,9% a +2,8%). Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si porta quindi a 3,4 punti percentuali (dai +3,8 di maggio).

I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +1,8% a +1,4%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,5% a +2,1%).

L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+2,3%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,9%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%) e dei Beni alimentari lavorati (+0,5%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (-1,0%), dei Beni energetici non regolamentati (-0,9%) e dei Beni durevoli (-0,4%).

L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l’indice generale e a +1,9% per la componente di fondo.

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta di 0,2% su base mensile e dello 0,9% su base annua (da +0,8% del mese precedente).

Testo integrale e nota metodologica

Secondo le stime preliminari, nel primo trimestre 2024 l’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB) acquistate dalle famiglie, per fini abitativi o per investimento, diminuisce dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e aumenta dell’1,7% nei confronti dello stesso periodo del 2023 (era +1,8% nel quarto trimestre 2023).

L’aumento tendenziale dell’IPAB è da attribuire soprattutto ai prezzi delle abitazioni nuove che crescono del 5,4% (in decelerazione rispetto al +8,8% del trimestre precedente) e in misura minore ai prezzi delle abitazioni esistenti che salgono dello 0,8% (in accelerazione).

Questi andamenti si manifestano in un contesto di calo dei volumi di compravendita (-7,2% la flessione tendenziale registrata nel primo trimestre 2024 dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate per il settore residenziale, dopo il -3,3% del trimestre precedente).

Su base congiunturale, la lieve flessione dell’IPAB (-0,1%) è imputabile unicamente ai prezzi delle abitazioni nuove che diminuiscono dell’1,7%, mentre quelli delle abitazioni esistenti registrano una lieve crescita (+0,2%).

Il tasso di variazione acquisito dell’IPAB per il 2024 è pari a +0,3%, sintesi di un aumento del 2,1% per le abitazioni nuove e una riduzione dello 0,2% per le abitazioni esistenti.

Con i dati del primo trimestre 2024 sono stati aggiornati, come di consueto, i pesi utilizzati per il calcolo degli indici dei prezzi delle abitazioni nuove e di quelle esistenti. In particolare il peso delle abitazioni nuove diminuisce leggermente portandosi al 17,36% (era il 17,72% nel 2023) mentre quello relativo alle abitazioni esistenti risulta pari all’82,64% (82,28% lo scorso anno).

Testo integrale e nota metodologica

All’indirizzo http://noi-italia.istat.it è disponibile la nuova edizione della pubblicazione web dell’Istat che ogni anno, dal 2008, offre una selezione di oltre 100 indicatori statistici sulla realtà del nostro Paese, fornendo un quadro d’insieme dei diversi aspetti ambientali, demografici, economici e sociali dell’Italia, delle differenze regionali che la caratterizzano e della sua collocazione nel contesto europeo.

Gli indicatori sono organizzati in 6 aree tematiche (Popolazione e società, Istruzione e lavoro, Salute e welfare, Industria e servizi, Ambiente e agricoltura, Economia e finanza pubblica) articolate in 19 settori. Ogni settore è corredato da una sintesi descrittiva sull’andamento dei fenomeni e delle differenze territoriali, dai grafici, dal glossario e i riferimenti a pubblicazioni e link utili. Per ogni settore e contesto territoriale (Italia, Regioni, Europa), è inoltre possibile consultare una dashboard interattiva che consente la visualizzazione, la condivisione e il download di dati e grafici, nonché la personalizzazione delle tavole di dati e il relativo download in formato csv.

Infine, brevi testi introduttivi e alcune “pillole informative” per ogni settore consentono un livello di lettura sintetico.

Sulla piattaforma è inoltre disponibile una sintesi relativa ai principali risultati degli indicatori presentati dal titolo Noi Italia in breve, allegata alla presente notizia.

Nel mese di maggio 2024, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenti dello 0,2% su base mensile e dello 0,8% su base annua (come nel mese precedente), confermando la stima preliminare.
La stabilità dell’inflazione sottende andamenti contrapposti di diversi aggregati di spesa: in rallentamento risultano i prezzi dei Beni alimentari lavorati (da +2,5% a +1,8%), dei Servizi relativi ai trasporti (da +2,7% a +2,4%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,8% a +2,6%); per contro, si attenua la flessione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (da -13,9% a -13,5%) e si interrompe quella dei regolamentati (da -1,3% a +0,7%) e accelerano lievemente i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +3,8% a +4,3%).
Nel mese di maggio l’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, decelera, così come quella al netto dei soli beni energetici (entrambe da +2,1% a +2,0%).
La dinamica tendenziale dei prezzi dei beni registra una flessione leggermente più ampia (da -0,6% a -0,9%) e quella dei servizi è stabile (a +2,9%), determinando un aumento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+3,8 punti percentuali, dai +3,5 di aprile).
I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale (da +2,3% a +1,8%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,6% di aprile a +2,5%).
L’aumento congiunturale dell’indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (+1,9%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,5%) e dei Beni alimentari non lavorati (+1,4%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (-1,1%) e dei Beni durevoli (-0,5%).
L’inflazione acquisita per il 2024 è pari a +0,8% per l’indice generale e a +1,8% per la componente di fondo.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta di 0,2% su base mensile e dello 0,8 su base annua (da +0,9% di aprile), confermando la stima preliminare.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una variazione dello 0,2% su base mensile e di 0,8 su base annua

Consulta il Testo integrale e nota metodologica

Pubblicato il rapporto statistico mensile della Banca d'Italia relativo ai principali indicatori economici italiani con dati aggiornati a maggio 2024.

Il XXVI Rapporto AlmaLaurea sul Profilo e sulla Condizione occupazionale dei laureati è stato presentato oggi, 13 giugno 2024, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Trieste, nell’ambito del convegno Laureati e dimensioni internazionali: dall’università al mercato del lavoro, organizzato con il Ministero dell'Università e della Ricerca e con il patrocinio della CRUI -Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

Nel corso del convegno, la Direttrice di AlmaLaurea Marina Timoteo ha presentato il Rapporto AlmaLaurea 2024 su Profilo e Condizione occupazionale dei laureati, giunto alla XXVI edizione.
Il Rapporto 2024 sul Profilo dei Laureati di 78 atenei, degli 82 aderenti ad AlmaLaurea, si basa su una rilevazione che coinvolge circa 300 mila laureati del 2023 e, grazie all’elaborazione delle risposte ricevute dai laureati che hanno partecipato alla rilevazione, restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche.
Il Rapporto 2024 sulla Condizione occupazionale dei laureati ha coinvolto circa 660 mila laureati di 78 atenei; in particolare ha fotografato la condizione occupazionale a uno, tre e cinque anni dal conseguimento della laurea. 

Consulta i dati:

Sintesi del Rapporto 2024

Focus sulla Mobilità internazionale

Comunicato stampa

Nel primo trimestre 2024, l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 1,5% rispetto al primo trimestre 2023. Nello stesso periodo il Pil ha registrato una crescita sia in termini congiunturali (+0,3%) sia in termini tendenziali (+0,7%).

Gli occupati aumentano in termini congiunturali di 75 mila unità (+0,3% rispetto al quarto trimestre 2023), a seguito della crescita dei dipendenti a tempo indeterminato (+92 mila, +0,6%) e degli indipendenti (+32 mila, +0,6%) che ha più che compensato la diminuzione dei dipendenti a termine (-49 mila, -1,7%); cala il numero di disoccupati (-55 mila, -2,9% in tre mesi) e aumenta quello degli inattivi di 15-64 anni (+37 mila, +0,3%). Simile la dinamica per i tassi: quello di occupazione raggiunge il 62,0% (+0,1 punti), quello di disoccupazione scende al 7,2% (-0,2 punti) e il tasso di inattività 15-64 anni sale al 33,1% (+0,1 punti). Nei dati provvisori del mese di aprile 2024, rispetto al mese precedente, si osserva un aumento degli occupati (+84 mila, +0,4%) e del relativo tasso (+0,1 punti) che si associa alla diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,2 punti) e alla stabilità del tasso di inattività 15-64 anni.

L’occupazione, nel primo trimestre 2024, cresce anche in termini tendenziali (+394 mila, +1,7% in un anno), coinvolgendo, pure in questo caso, i dipendenti a tempo indeterminato (+3,1%) e gli indipendenti (+1,0%); i dipendenti a termine invece diminuiscono (-4,6%), insieme ai disoccupati (-123 mila in un anno, -5,9%) e agli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-233 mila, -1,9%). Tale dinamica si riflette nella crescita del tasso di occupazione (+0,9 punti rispetto al primo trimestre 2023) e nella diminuzione dei tassi di disoccupazione e di inattività (-0,6 in entrambi i casi).

Anche dal lato delle imprese, si osserva la crescita congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti, con un aumento pari allo 0,8%, di entità lievemente inferiore nella componente a tempo pieno (+0,7%) rispetto a quella a tempo parziale (+0,9%). In termini tendenziali la crescita delle posizioni dipendenti è più marcata, pari a 2,8% nel totale, lievemente superiore per i full time (+2,9%) rispetto ai part time (+2,6%). Le ore lavorate per dipendente aumentano in termini congiunturali (+0,6%) e, più lievemente, in termini tendenziali (+0,4%); aumenta il ricorso alla cassa integrazione (7,8 ore ogni mille ore lavorate). Il tasso dei posti vacanti diminuisce di 0,3 punti nel confronto congiunturale e di 0,2 in quello tendenziale. Su base congiunturale, il costo del lavoro per Unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula) aumenta dello 0,1%, e la crescita è di pari intensità per le retribuzioni e per i contributi sociali; in termini tendenziali l’aumento del costo del lavoro è più marcato, si attesta all’1,6%, ed è trainato in particolare dalla componente retributiva che aumenta di +1,8% a fronte di un aumento di +0,9% dei contributi sociali.

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È consentito l’accesso al Parco del complesso di Sant’Artemio e al Parco della Storga nei giorni feriali dalle ore 7.00 alle ore 19.00 e nei giorni di sabato, domenica e festivi dalle ore 8.00 alle ore 18.00.

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