
Verena Poloni
Continua il calo delle nascite
Ancora un record negativo per la natalità: nel 2022 le nascite scendono a 393mila, registrando un calo dell’1,7% sull’anno precedente.
La denatalità prosegue anche nel 2023: secondo i primi dati provvisori a gennaio-giugno le nascite sono circa 3.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2022.
Il numero medio di figli per donna scende a 1,24, evidenziando una lieve flessione sul 2021 (1,25); la stima provvisoria elaborata sui primi 6 mesi del 2023 evidenzia una fecondità pari a 1,22 figli per donna.
Nel 2010 il numero medio di figli per donna aveva toccato il massimo relativo registrato nell’ultimo ventennio di 1,44.
Alla fine di settembre 2023, i 42 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano il 46,0% dei dipendenti – circa 5,7 milioni – e corrispondono al 45,2% del monte retributivo complessivo.
Nel corso del terzo trimestre 2023 sono stati recepiti due contratti: società e consorzi autostradali e pelli e cuoio.
I contratti in attesa di rinnovo – a fine settembre 2023 – sono 31 e coinvolgono circa 6,7 milioni di dipendenti, il 54,0% del totale.
Tra settembre 2022 e settembre 2023, il tempo medio di attesa di rinnovo per i lavoratori con contratto scaduto è diminuito da 33,9 a 29,1 mesi; per il totale dei dipendenti da 17,2 è sceso a 15,7 mesi.
Nei primi nove mesi del 2023, la retribuzione oraria media è del 2,6% più elevata di quella registrata nello stesso periodo del 2022.
L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, a settembre 2023, è stabile rispetto al mese precedente e aumenta del 3,0% rispetto a settembre 2022; l’aumento tendenziale è stato del 4,5% per i dipendenti dell’industria, dell’1,6% per quelli dei servizi privati e del 3,3% per i lavoratori della pubblica amministrazione.
I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: attività dei vigili del fuoco (+11,3%), settore metalmeccanico (+6,2%) e servizio sanitario nazionale (+5,9%); l’incremento è nullo per farmacie private e per pubblici esercizi e alberghi.
Istat: La povertà in Italia
In crescita la povertà assoluta a causa dell’inflazione
Nel 2022 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 2,18 milioni di famiglie (8,3% del totale da 7,7% nel 2021) e oltre 5,6 milioni di individui (9,7% in crescita dal 9,1% dell’anno precedente).
Questo peggioramento è imputabile in larga misura alla forte accelerazione dell’inflazione.
L’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie con almeno uno straniero è pari al 28,9%, si ferma invece al 6,4% per le famiglie composte solamente da italiani.
L’incidenza di povertà relativa si attesta al 10,9% (stabile rispetto all’11,0% del 2021) e le famiglie sotto la soglia sono 2,8 milioni.
Lega Ambiente: Ecosistema Urbano 2023
Al rallentatore il percoso verso la sostenibilità nei centri urbani del Paese. A trent’anni dalla prima edizione, era il 1994, il rapporto di Legambiente e Ambiente Italia con la collaborazione de il Sole 24 Ore, mostra un’Italia che non decolla.
Ecosistema urbano, il Rapporto di Legambiente e Ambiente Italia, con la collaborazione de Il Sole 24 Ore, sulle performance ambientali dei nostri centri urbani, compie trent’anni. Analizzando il considerevole patrimonio di informazioni e dati pazientemente raccolti in questi anni, emergere la fotografia di un Paese che combatte in modo altalenante e incerto le stesse drammatiche emergenze. E il cambiamento auspicabile e reso sempre più urgente dall’emergenza climatica, non decolla.
Indubbiamente in questi trent’anni sono cresciuti la consapevolezza e il monitoraggio dei problemi che affliggono le nostre città. È così, ad esempio, per l’inquinamento dell’aria in generale e per le polveri sottili in particolare. Nonostante ciò l’emergenza smog scatta puntuale ad ogni inverno. Esattamente come succede da anni per l’emergenza idrogeologica nel Paese.
Ci sono lenti ma progressivi passi avanti, dalla riduzione dello spreco idrico al miglioramento nel trattamento dei reflui, all’aumento della raccolta differenziata o la diffusione della ciclabilità. Tuttavia, cresce la produzione complessiva di rifiuti, l’efficienza del trasporto pubblico rimane lontana dalle medie europee, il tasso di motorizzazione nei nostri centri urbani continua ad aumentare, l’incremento del verde urbano e di spazi vitali dedicati ai pedoni lascia a desiderare. Insomma, eccellenze a parte, in questi trent’anni la qualità ambientale dei centri urbani italiani è migliorata al rallentatore, in modo spesso contadditorio e inadeguato per rispondere alle esigenze di una società che sta cambiando molto rapidamente.
Si fa fatica a rintracciare tra i programmi politici, tra i singoli interventi sul territorio, tra le parole dei sindaci, un filo conduttore che offra il disegno nitido di quello che potrà diventare la città nel prossimo futuro. Era così nel 1994, quando abbiamo iniziato ad osservare le città con Ecosistema Urbano, lo è ancora di più oggi. Quello che manca è una governance non più frammentata, che percepisca finalmente le città come un ecosistema e non una semplice somma di emergenze, temi e domini diversi.
Eppure le città saranno sempre più al centro delle sfide globali, sono i luoghi dove tra pochi decenni vivrà la maggioranza della popolazione ed è in questi territori che si amplificano le crisi ambientali, sociali ed economiche. I prossimi anni saranno decisivi per accompagnare la riconversione ecologica in settori strategici per la decarbonizzazione dell’economia italiana, come quelli più energivori dell’industria manifatturiera, la filiera dell’automotive, l’edilizia, l’agricoltura, i trasporti. E il cambiamento, per molte ragioni, non potrà non passare dalle città che vanno ripensate come motori di un cambiamento capace di renderle vivibili e a misura umana, nonché laboratori fondamentali per il percorso di decarbonizzazione.
Una rivoluzione possibile e necessaria per cui ci battiamo in ogni sede possibile propononendo soluzioni, creando reti di confronto tra istituzioni e cittadini.
Per i 30 anni del nostro rapporto Ecosistema urbano, abbiamo raccontato le esperienze più virtuose nei capoluoghi di provincia che hanno saputo innescare il cambiamento urbano in senso sostenibile con esempi di transizione ecologica ante litteram, alcuni dei quali vengono descritti in prima persona dagli amministratori protagonisti di queste rivoluzioni locali.
Treviso si colloca al 4° posto nella graduatoria finale delle 105 città.
Disponibile anche la consultazione interattiva al link del Sole24ore
Istat: Commercio con l’estero e prezzi all’import - agosto 2023
Ad agosto 2023 si stima una crescita congiunturale per entrambi i flussi commerciali con l’estero, più intensa per le esportazioni (+5,1%) che le importazioni (+3,8%). L’aumento su base mensile dell’export è dovuto all’incremento delle vendite verso entrambe le aree, Ue (+3,5%) ed extra-Ue (+6,9%).
Nel trimestre giugno-agosto 2023, rispetto al precedente, l’export registra un lieve incremento (+0,3%), l’import una riduzione del 2,0%.
Ad agosto 2023, l’export cresce su base annua del 2,5% in termini monetari (da -7,7% di luglio) e del 3,4% in volume. La crescita dell’export in valore è sintesi di un aumento dell’8,9% per i mercati extra-Ue e di una contrazione del 3,7% per l’area Ue. L’import segna una flessione tendenziale del 20,9% in valore, molto più ampia per l’area extra Ue (-32,6%) rispetto a quella Ue (-6,6%); in volume, la riduzione è contenuta (-2,3%).
Tra i settori che contribuiscono maggiormente alla crescita tendenziale dell’export si segnalano: mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+55,4%), macchinari e apparecchi non classificati altrove (n.c.a.) (+11,8%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,3%) e autoveicoli (+18,5%). Flettono su base annua le esportazioni di metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti (-11,1%), sostanze e prodotti chimici (-12,9%) e coke e prodotti petroliferi raffinati (-8,0%).
Su base annua, i paesi che forniscono i maggiori contributi all’aumento dell’export sono: Stati Uniti (+34,0%), paesi Opec (+14,7%) e Svizzera (+8,0%). Si riducono le esportazioni verso Germania (-3,9%), Regno Unito (-8,7%) e Francia (-4,1%).
Nei primi otto mesi del 2023, l’export registra una crescita tendenziale del 2,3%, cui contribuiscono in particolare le maggiori vendite di macchinari e apparecchi n.c.a. (+11,2%), autoveicoli (+26,0%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (+7,6%), mezzi di trasporto, autoveicoli esclusi (+10,1%) e articoli farmaceutici, chimico-medicali e botanici (+7,3%).
La stima del saldo commerciale ad agosto 2023 è pari a +2.070 milioni di euro (era -9.508 milioni ad agosto 2022). Il deficit energetico (-4.541 milioni) si riduce a quasi un terzo del valore registrano un anno prima (-11.836 milioni), mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici aumenta da 2.329 milioni di agosto 2022 a 6.612 milioni di agosto 2023.
Nel mese di agosto 2023 i prezzi all’importazione diminuiscono dello 0,3% su base mensile e del 12,7% su base annua (da -11,4% di luglio).
Nel mese di settembre 2023, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi registri un aumento dello 0,2% su base mensile e del 5,3% su base annua, da +5,4% del mese precedente, confermando la stima preliminare.
Consulta il Testo integrale e nota metodologica
Istat: Nota mensile n. 9/2023 sull'andamento dell'economia italiana - settembre 2023
Il quadro internazionale è caratterizzato da differenti posizioni cicliche delle principali economie e incertezza circa il proseguimento della fase di decelerazione dell’inflazione su cui pesa il rialzo delle quotazioni delle materie prime energetiche.
Le revisioni dei conti nazionali trimestrali, in Italia, hanno confermato le variazioni congiunturali del Pil per la prima parte del 2023 diffuse precedentemente: all’aumento tra gennaio e marzo (+0,6%) è seguito un calo nel secondo trimestre (-0,4%).
Dal lato dell’offerta, l’indice destagionalizzato della produzione industriale è cresciuto ad agosto dello 0,2% rispetto al periodo precedente e nella media giugno-agosto è aumentato dello 0,4%.
L’incremento medio della spesa per consumi finali delle famiglie nel secondo trimestre, a fronte di una sostanziale stabilità del reddito disponibile, si è accompagnato a un calo della propensione al risparmio, già da diversi trimestri inferiore ai livelli pre-Covid.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), a settembre, è aumentato e il differenziale positivo con la media dell’area euro si è ampliato consistentemente.
I risultati delle inchieste di famiglie e imprese a settembre suggeriscono che la fase di debolezza dell’economia italiana potrebbe proseguire nei prossimi mesi.
Banca d'Italia: L'economia italiana in breve – ottobre 2023
Pubblicato il rapporto statistico mensile della Banca d'Italia relativo ai principali indicatori economici italiani con dati aggiornati a settembre 2023.
Istat: Produzione industriale - agosto 2023
Ad agosto 2023 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dello 0,2% rispetto a luglio. Nella media del periodo giugno-agosto il livello della produzione aumenta dello 0,4% rispetto ai tre mesi precedenti.
L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per i beni di consumo (+1,2%); diminuiscono, invece, i beni strumentali (-0,1%), i beni intermedi (-0,9%) e l’energia (-2,2%).
Al netto degli effetti di calendario, ad agosto 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 4,2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 22, come ad agosto 2022). Crescono solo i beni strumentali (+0,6%); diminuiscono, invece, l’energia (-4,7%), i beni di consumo (-5,7%) e in modo più marcato i beni intermedi (-6,3%).
Gli unici settori in crescita tendenziale sono la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+18,3%) e la fabbricazione di mezzi di trasporto (+5,7%). I settori rimanenti sono tutti in flessione; quelle più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-22,0%), nell’attività estrattiva (-14,0%) e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,8%).
Istat: Commercio al dettaglio - agosto 2023
Ad agosto 2023 si stima, per le vendite al dettaglio, un calo congiunturale in valore (-0,4%) e in volume (-0,5%). Sono in diminuzione sia le vendite dei beni alimentari (-0,2% in valore e -0,7% in volume) sia quelle dei beni non alimentari (rispettivamente -0,3% e -0,4%).
Nel trimestre giugno-agosto del 2023, in termini congiunturali, le vendite al dettaglio aumentano in valore (+0,4%) e diminuiscono in volume (-1,0%). Le vendite dei beni alimentari crescono in valore (+1,3%) e calano in volume (-0,7%) mentre quelle dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore (-0,2%) sia in volume (-1,1%).
Su base tendenziale, ad agosto 2023, le vendite al dettaglio aumentano del 2,4% in valore e registrano un calo in volume del 4,1%. Le vendite dei beni alimentari crescono del 5,6% in valore e diminuiscono del 4,1% in volume, mentre quelle dei beni non alimentari registrano una variazione negativa sia in valore (-0,3%) sia in volume (-4,2%).
Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali eterogenee tra i gruppi di prodotti. L’aumento maggiore riguarda i Prodotti di profumeria, cura della persona (+4,7%), mentre registrano il calo più consistente Elettrodomestici, radio, tv e registratori (-6,9%).
Rispetto ad agosto 2022, il valore delle vendite al dettaglio è in crescita per la grande distribuzione (+4,8%), le vendite al di fuori dei negozi (+1,3%) e il commercio elettronico (+1,4%), mentre è in lieve calo per le imprese operanti su piccole superfici (-0,2%).